In asta una rarissima e ricercata cartolina ritraente il Principe Amedo di Savoia, Duca di Aosta!
https://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_di_Savoia-Aosta_(1898-1942)
Cartolina stampata dal movimento politico Alleanza Monarchica in occasione del centenario della Nascita del Principe Amedeo, e per il 50° Anniversario della morte del Principe Aimone, Duca di Spoleto, quindi nel 1998, e distribuita in 200 copie ESCLUSIVAMENTE ai monarchici iscriti al sodalizio in occasione delle sue manifestazioni.
nell'immagine i Principi sono ritratti insieme agli Augusti genitori, il Principe Emanuele Filiberto e la Principessa Elena di Orléans.
Formato piccolo, PERFETTA e Non Viaggiata.
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Un uomo di un metro e 98 risponde al saluto di una compagnia inglese che gli presenta le armi: la mano sulla visiera, il volto asciutto e fiero, la divisa impeccabile… Amedeo di Savoia Duca d’Aosta sembra un vincitore, invece è un prigioniero, che ha perso la sua ultima battaglia. Di lui disse Sua Santità Pio XII: «Era una bella figura di soldato, di principe e di cristiano». In Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, Viceré d’Etiopia ed eroe dell’Amba Alagi, del quale quest’anno ricorrono i 70 anni dalla morte, si riunirono la nobiltà di nascita, la nobiltà d’animo e la ricca Fede. Una figura troppo bella, troppo cattolica per essere ricordata dai libri di storia.
Alieno dalle insidie e miserie del potere, fu un combattente coraggioso, aviatore esperto, africanista appassionato e come scrisse Gigi Speroni «aveva ereditato dalla madre, Elena d’Orléans, quell’esprit tipicamente francese che gli impedì di cedere alla retorica imperante e gli permise di vedere sempre le cose con un certo distacco». Diceva: «Essere principi non ha senso, quando non si ha un principato, se non si è capaci di farsi valere come uomo». La sua vita fu avventurosa, austera e semplice; una vita di autodisciplina, con una religiosità molto profonda. Dormiva su una branda militare, spesso in una tenda da campo, si alzava alle sei, pranzava in venti minuti; non amava i ricevimenti mondani, preferiva stare in compagnia degli amici o in mezzo alla natura.
Primogenito di Emanuele Filiberto, secondo Duca d’Aosta, e di Elena di Borbone Orléans, Amedeo, che significa «Colui che ama Dio», nacque nel palazzo della Cisterna a Torino il 21 ottobre 1898. A sedici anni si arruolò volontario nella prima guerra mondiale, come soldato semplice in prima linea. Seguì lo zio Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi in Somalia: furono gli artefici della ferrovia per Mogadiscio e della costruzione del villaggio Duca degli Abruzzi.
Il “mal d’Africa” lo catturò completamente. Conseguì la laurea in giurisprudenza a Palermo con la tesi I concetti informatori dei rapporti giuridici fra gli stati moderni e le popolazioni indigene delle colonie, nella quale esaminava il problema coloniale sotto l’aspetto morale: era un fermo assertore del colonialismo apportatore della civiltà. Il 5 novembre 1927 sposò a Napoli Anna di Borbone Orléans. Terminata la seconda guerra italo-abissina, il 21 ottobre 1937, fu nominato Governatore generale, Comandante in capo dell’Africa orientale italiana e Viceré d’Etiopia.
Contrarissimo ad un’alleanza bellica con la Germania, nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi in Africa orientale italiana, organizzò l’ultima resistenza sulle montagne etiopi. Si asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio sull’Amba Alagi con 7.000 uomini: una forza composta da carabinieri, avieri, marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 indigeni. Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d’assedio dalle forze del generale Cunningham, il quale disponeva di 39.000 uomini. I soldati italiani, inferiori sia per numero sia per mezzi, diedero prova di grandissimo valore, ma si dovettero arrendere. Il 23 maggio il generale inglese Platt comunicò al Duca che gli era stata concessa da Vittorio Emanuele III la Medaglia d’oro al valor militare.
Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenya per mezzo aereo e durante una parte del volo gli vennero ceduti i comandi per consentirgli di pilotare un’ultima volta. Arrivato in Kenya, venne tenuto prigioniero dagli inglesi presso Dònyo Sàbouk (Nairobi), una località infestata dalla malaria, che lo colpì insieme alla tubercolosi. Morì il 3 marzo 1942 nell’ospedale militare di Nairobi, dopo essersi confessato da padre Boratto ed avergli detto: «Come è bello morire in pace con Dio, con gli uomini, con se stesso. Questo è quello che veramente conta».
Al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio e per sua espressa volontà fu sepolto al Sacrario militare italiano di Nyeri (Kenya), insieme ai suoi 676 soldati. Aveva scritto il 28 maggio 1941 sul Diario dell’Amba Alagi: «Addí Úgri. Tramonta il sole (…) prego in quest’ora divina in cui il giorno è passato e la notte non è ancora venuta. Mi sento in pace, in stato di euforia spirituale; ringrazio Iddio clemente e misericordioso (…) per le grazie, le gioie e i dolori che Egli mi ha mandato nella sua onnipotenza, e nelle lodi non gli chiedo favori, pago solo di esaltarne la grandezza».
Autore: Cristina Siccardi
Come giustamente affermava Mons. Francesco Tizzi nell’omelia della Santa Messa nel 64° anniversario della morte del Duca Amedeo, celebrata ad Arezzo nella Chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano il 4 marzo 2006, “tracciare un ricordo completo di Sua Altezza Reale il Principe Amedeo di Savoia, Terzo Duca di Aosta, è pressoché impossibile, in pochi minuti” e, a dire il vero, non è più agevole farlo in poche righe. Per questo è quanto mai opportuno, prima di dare spazio a qualche particolare storico, condensarne l’immagine attraverso le parole che gli dedicò Sua Santità Pio XII: "Era una bella figura di soldato, di principe e di cristiano". L'Eroe dell'Amba Alagi, nome con cui il Duca Amedeo è maggiormente noto, riunì infatti la nobiltà di sangue, sua per nascita, alla nobiltà d'animo, che permeò tutta la sua vita. E non è mai venuta meno la fama della sua santità, e finanche del martirio, in particolare presso coloro che condivisero con lui la dolorosa esperienza in Africa. I titoli attribuitigli dal grande Papa ci accompagneranno a scoprire questa “bella figura” ancora forse troppo poco conosciuta.
La formazione di un soldato
Primogenito di Emanuele Filiberto, Secondo Duca d'Aosta, e di Elena di Borbone Orléans, Amedeo nacque nel palazzo della Cisterna a Torino nel 1898 ma già a nove anni venne inviato in Inghilterra per intraprendere gli studi presso il collegio St. Andrew di Londra. Tornato in Italia, a quindici anni venne avviato alla carriera militare nel Reale Collegio della Nunziatella di Napoli e, all'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale, si arruolò volontario, a soli sedici anni, come soldato semplice nel reggimento di artiglieria a cavallo Voloire in cui, destinato alla prima linea come servente d'artiglieria sul Carso, si seppe guadagnare sul campo il grado di Tenente per merito di guerra. Affascinato dai racconti della madre sull’Africa, accresciuti forse anche dall’impressione che doveva avere sul suo immaginario di bambino la selva del grande parco della reggia di Capodimonte dove la famiglia si era ben presto trasferita, al termine del conflitto ottenne dal padre il permesso di seguire lo zio Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi in Somalia. Qui egli era impegnato nell'esplorazione del fiume Uèbi Scebèli con lo scopo di realizzare una fattoria per la coltivazione di cotone, canna da zucchero e semi oleosi. Insieme costruirono la ferrovia per Mogadiscio ed il famoso villaggio battezzato con il nome dello zio. Iniziava così una lunga serie di viaggi in Africa, terra alla quale Amedeo resterà sempre legato da un particolare affetto e che ancora oggi ne custodisce le spoglie.
Tornato in Italia, riprese gli studi interrotti per la guerra all'Università di Palermo dove in seguito si laureerà in giurisprudenza con una tesi intitolata “I concetti informatori dei rapporti giuridici fra gli stati moderni e le popolazioni indigene delle colonie” nella quale esaminava con singolare lucidità il problema coloniale sotto l'aspetto morale sostenendo che l'imposizione della sovranità di uno Stato sugli indigeni si giustifica moralmente solo migliorando le condizioni di vita delle popolazioni colonizzate. Egli, infatti, lavorando in Africa aveva sperimentato in prima persona che “la civiltà è un potentissimo veleno da propinare in piccole dosi”, per usare le sue stesse parole. Dopo di che, di nuovo si trasferì a Torino per la scuola di guerra e successivamente all'Eton College ed alla Oxford University. Nel 1921 partì di nuovo per l’Africa e raggiunse questa volta il Congo dove venne assunto come operaio in una fabbrica di sapone a Stanleyville (oggi Kisangani), pare per volere del Re che intendeva così punirlo per una battuta fatta da Amedeo durante un ricevimento al Quirinale forse non del tutto gradita alle orecchie di Sua Maestà. Durante il viaggio in Congo fece la sua prima comparsa anche l’emottisi, una malattia che non lo abbandonerà più e che lo costrinse a rientrare poco dopo in Italia dove, il 24 luglio 1926, conseguì la licenza di pilota militare. Tornato di nuovo in Africa, compì numerosi voli di ricognizione, guadagnando una medaglia d'argento al valor militare per le ardite azioni in volo sulla Cirenaica.
Il 5 novembre 1927 sposò a Napoli Anna di Borbone Orléans (Nouvion en Thiérache, 5 agosto 1906 - Sorrento, 19 marzo 1986) da cui avrà le due figlie Margherita, nata a Napoli il 7 aprile 1930 e sposata il 28 dicembre 1953 con Roberto d'Asburgo Este, secondo figlio dell'imperatore Carlo I d'Austria e Ungheria e di Zita di Borbone Parma e Maria Cristina, nata a Trieste il 10 settembre 1933 e sposata il 29 gennaio 1967 con Casimiro di Borbone.
Anche gli anni Trenta, durante i quali risiedeva con la moglie presso il Castello di Miramare a Trieste e comandava il 29° Reggimento Artiglieria di Gorizia, furono determinanti nella sua intensa seppur breve vita: Duca delle Puglie, divenne, alla morte del padre nel 1931, il terzo Duca d'Aosta, nel 1932 entrò nella Regia Aeronautica e divenne anche presidente onorario dell'Unione Sportiva Triestina Calcio. Nel frattempo si parlava anche di vivaci proposte ed intese per far diventare Amedeo re di qualche nazione europea. Al termine della guerra civile spagnola, nel 1939, si era pensato di dargli il trono di Spagna, lasciato libero dai Borbone ma la proposta cadde per l'opposizione di Francisco Franco. In seguito ci furono incontri fra alti esponenti politici ungheresi ed italiani affinché Amedeo cingesse la corona d'Ungheria, rimasta vacante dopo la sconfitta degli Asburgo al termine della prima guerra mondiale. Volendo mantenere la monarchia, dato che la corona rappresentava l'unità e l'indipendenza dello stato, gli ungheresi trovarono una soluzione di compromesso eleggendo un reggente nella persona dell'ammiraglio Miklós Horthy, in attesa della futura salita al trono di qualche re che non fosse un Asburgo, dinastia contro la quale le potenze vincitrici della guerra avevano posto il veto. La prematura morte di Amedeo nel 1942, però, fece sfumare anche questo piano per mettere un Savoia sul trono di Budapest.
Dopo la seconda guerra italo abissina, il 21 ottobre 1937 Amedeo di Savoia fu nominato Governatore generale e, quindi, Comandante in capo dell'Africa orientale italiana e Viceré d'Etiopia da Mussolini che lo stimava e riconosceva in lui le doti di un vero sovrano. Tuttavia, è da ricordare che come pochi altri il Duca era ostile all’ingresso dell’Italia in guerra a fianco della Germania. E di questa opposizione fece oggetto nei numerosi colloqui avuti con Mussolini durante il suo incarico di Viceré. Profondo conoscitore della situazione reale delle colonie africane al di là della propaganda, sapeva bene che in nessun modo esse avrebbero potuto affrontare una guerra né economicamente, nonostante i suoi sforzi iniziassero a far intravedere una certa prosperità, né tantomeno militarmente. “Abbiamo in mano una terra felice quanto l’America. Una guerra la distruggerebbe prima ancora di ricavarne i frutti preziosi che custodisce come segreti” disse in uno di quei colloqui del 1938 al Capo del Governo, il quale peraltro lo rassicurò sulle sue intenzioni contrarie all’intervento. Che la storia si andata diversamente dalle aspettative del Duca è purtroppo noto, meno nota è la sua ferma eroica risoluzione di restare sino alla fine fedele al suo dovere di soldato e di Viceré in Africa.
La morte di un Principe
Nel 1941, di fronte alla travolgente avanzata degli inglesi nell'Africa orientale italiana, le poche truppe italiane rimaste al suo comando si ritirarono per organizzare l'ultima resistenza sulle montagne etiopi. Amedeo si asserragliò dal 17 aprile al 17 maggio sull'Amba Alagi con 7.000 uomini: una forza composta da carabinieri, avieri, marinai della base di Assab, 500 soldati della sanità e circa 3.000 indigeni. Lo schieramento italiano venne ben presto stretto d'assedio dalle forze del generale Cunningham il quale poteva disporre di 39.000 uomini. I soldati italiani, inferiori sia per numero sia per mezzi, diedero prova di grande valore ma, stremati dal freddo e dalla mancanza di acqua, si dovettero arrendere ai britannici. Il 14 maggio Amedeo ottenne da Mussolini l'autorizzazione alla resa e designò come negoziatore il generale Volpini, il quale però fu massacrato con la sua scorta dai predoni etiopi che circondavano la montagna fortificata. Poco prima della resa, Amedeo autorizzò gli indigeni della sua truppa a tornare nei propri villaggi ma, come risulta dai bollettini del Servizio informazioni militare, gli abbandoni non furono superiori alla quindicina di casi, testimonianza del profondo legame che si era instaurato fra il Duca ed i suoi soldati anche indigeni. A mezzogiorno del 17 maggio le condizioni della resa vennero pattuite dai generali Trezzani e Cordero di Montezemolo per parte italiana e dal colonnello Dudley Russel per parte inglese: gli inglesi avrebbero reso gli onori ai superstiti e gli ufficiali avrebbero conservato la pistola. Lunedì 19 maggio 1941, all'ingresso della caverna del comando comparve Amedeo d'Aosta, Viceré d'Etiopia, in cravatta d'ordinanza, guanti di filo e molettiere color kaki. Dal forte Toselli il Duca si avviò dunque scendendo dall'Amba Alagi a passi rapidi mentre alla sua sinistra marciava il generale inglese Maine. Su due colonne li seguivano i soldati del presidio carichi di armi leggere, zaini, valige di cartone legate con lo spago, chitarre e fagotti. Molti piangevano. Tutti, per ordine del Duca d'Aosta, si erano fatti la barba e tagliati i capelli. Ancora più indietro, in disordine, gli ascari superstiti dei battaglioni abissini con le donne tigrine che si erano portate lassù. Amedeo rese il saluto al picchetto d'onore e alla bandiera italiana che si ammainava. Lui stesso annotava con struggente realismo ma con la dignità di un principe: “Le mie truppe non ci sono più. Il mio comando è finito. L’angoscia e il dolore di soldato, in quest’ora tragica, sono immensi. Ho il conforto, però, di aver fatto tutto il mio dovere, di cadere in piedi con onore … i miei soldati possono essere fieri di aver combattuto sull’Amba Alagi”. E il 23 maggio il generale inglese Platt comunicò al Duca che gli era stata concessa da Vittorio Emanuele III la Medaglia d’oro al valor militare.
Amedeo, prigioniero di guerra numero 11590, venne trasferito in Kenya per mezzo aereo e durante una parte del volo gli vennero ceduti i comandi per consentirgli di pilotare un’ultima volta. Arrivato in Kenya, venne tenuto prigioniero dagli inglesi presso Dònyo Sàbouk, una località insalubre ed infestata dalla malaria a 70 chilometri da Nairobi presso l’abitazione di Lady Mc Millan. Nonostante Amedeo intercedesse presso le autorità inglesi affinché migliorassero le condizioni dei militari italiani e per il rimpatrio dei civili, il comando britannico non gli consentì di ricevere nessuno né di visitare gli altri prigionieri. Nel novembre 1941 iniziò ad accusare alcuni malori e a dicembre una febbre alta lo costrinse a letto. Tre settimane dopo, il comando britannico permise ad Amedeo di recarsi a visitare i prigionieri italiani, sarebbe stata l'ultima sua uscita, ma gli impedirono di fermarsi a salutarli personalmente. Amedeo ottenne solo che la sua vettura procedesse a passo d'uomo di fronte ai cancelli del campo di prigionia: dietro i cancelli i prigionieri italiani gli tendevano le mani e lo chiamavano per nome mentre lui non si curava di asciugare le lacrime che gli rigavano il volto. Per l’ammalato Duca, non v’era nulla di più triste del non poter salutare per l'ultima volta i suoi soldati. Il 26 gennaio 1942 gli vennero diagnosticate la malaria e la tubercolosi che presto lo avrebbero condotto alla fine. Amedeo morì il 3 marzo 1942 nell'ospedale militare di Nairobi dove fu da ultimo ricoverato dopo essersi confessato e aver detto al padre Boratto: "Come è bello morire in pace con Dio, con gli uomini, con sé stesso. Questo è quello che veramente conta". Al suo funerale anche i generali britannici indossarono il lutto al braccio e per sua espressa volontà fu sepolto al Sacrario militare italiano di Nyeri, in Kenya, insieme ai 676 suoi soldati morti in Africa.
Poiché Amedeo aveva avuto solo figlie femmine, a causa della legge salica, nel titolo ducale gli successe il fratello Aimone.
La memoria di un cristiano
Il ricordo del Duca è rimasto vivo anche dopo la caduta della monarchia italiana: il 4 novembre 1962, per iniziativa dell'Aeroclub locale e con la partecipazione dell'Associazione Arma Aeronautica e dell'Aeronautica Militare, il presidente della Repubblica Antonio Segni inaugurò un monumento in onore del Principe Amedeo all'aeroporto di Gorizia. Il monumento è composto da dieci cippi rievocanti le tappe più significative delle imprese militari di Amedeo sopra i quali si eleva una statua in marmo travertino alta 5 metri che raffigura il Duca in divisa da aviatore con il volto rivolto verso la “sua” Africa. Testimone del sincero legame tra il Duca e l’Africa è anche la vicenda dell'Imperatore d'Etiopia Haile Selassie il quale, impressionato dal rispetto che Amedeo dimostrò nei suoi confronti, durante la sua visita ufficiale in Italia nel 1953, invitò per un tè la vedova Anna d'Orléans ma, quando il governo italiano lo informò che ricevere la Duchessa avrebbe offeso la Repubblica, Haile Selassie fu costretto con sommo dispiacere a cancellare l'incontro. Tuttavia, non tranquillo per aver dovuto mancare di rendere omaggio al Duca Amedeo, nel 1969 invitò in Etiopia il Quinto Duca d'Aosta, il quale peraltro porta lo stesso nome dell’eroe dell’Amba Alagi, accordandogli tutti gli onori di un Capo di Stato. Accogliendo Amedeo di Savoia Aosta nella sua reggia, Hailè Selassiè lo salutò con queste parole: "Ho il piacere e l'onore di stringere la mano di colui che porta il titolo di un gentiluomo al quale l'Etiopia deve essere riconoscente".
In tutte le note caratteristiche scritte dai suoi superiori nel periodo della formazione militare traspaiono l'eccezionalità della persona, le qualità dell'aviatore e del Comandante, ma quelle che egli sicuramente apprezzerebbe di più sono scritte nei cuori delle persone, perché, come ha lasciato scritto: "I più bei monumenti, quelli più duraturi, sono quelli costruiti nel cuore della gente". Amedeo aveva sempre avuto fama di essere un grande gentiluomo e anche solo da queste brevi note si colgono chiaramente grande umanità e generosità d'animo. Il suo stile di vita era semplice, amava la terra e la natura, detestava la mondanità, dormiva su una branda militare, si alzava alle 6, pranzava rapidamente, amava la puntualità, evitava i privilegi ai quali poteva aver diritto, come accadde nel Collegio della Nunziatella di Napoli, dove, nonostante le consegne date ai convittori, desiderava d'essere trattato da pari a pari. L’atteggiamento di rifiuto dei privilegi lo caratterizzerà anche quando, prigioniero e malato, rifiutò di avere il conforto di un familiare dicendo: “Nessun prigioniero di guerra malato può avere il conforto della visita dei familiari, io sono come gli altri: non voglio assolutamente”. Altri tratti della sua personalità sono certamente il senso del dovere e la lealtà, come quando rifiutò d'impossessarsi dell'aereo che lo trasportava prigioniero, dicendo: "Ho dato la mia parola, ed anche da solo vado incontro al mio destino", dando con questo una lezione di lealtà a coloro che lo avevano fatto prigioniero e, pure se gli avevano tributato l'onore delle armi, non avevano poi rispettato appieno i patti della resa lasciando i soldati italiani in preda ai ribelli locali. Egli, tuttavia, prima che lasciasse la sua sede di Addis Abeba scrisse una nota ai comandi britannici per ringraziarli in anticipo della futura protezione alle donne ed ai bambini del luogo. Leale fino in fondo fu anche nel non accettare la proposta di sfruttare la sua parentela con la monarchia britannica per tornare in Patria lasciando i suoi soldati. Ma anche grande umiltà e dignità gli appartenevano non meno che le qualità sopra ricordate. Per esempio, nel ravvedersi su considerazioni avventate fatte i precedenza come quando, tre giorni prima di morire, disse al suo aiutante di volo: “Ricorda, Tait, quando le dissi che sarebbe stato meglio morire sull’Amba? Ciò che dissi allora era tutta vanità. Quella sarebbe stata la fine più gloriosa, d’accordo, ma ci vuole più fegato a morire in un letto d’ospedale ridotto così”.
Il Duca Amedeo era profondamente religioso in modo naturale e spontaneo, senza mai essere bigotto. Il suo nome, come ammoniva ancora mons. Tizzi nell’occasione già ricordata, può essere considerato un programma di vita: Amedeo significa, infatti, “Colui che ama Dio”. E Dio lo si ama sia di per sé sia amando le sue creature, cioè il prossimo, al quale il Duca d'Aosta ha sempre prestato una grande attenzione. Ne è dimostrazione la sua tesi di laurea in Diritto coloniale in cui affronta il problema indigeno sotto l'aspetto morale dimostrando come solo migliorando la condizione di vita delle popolazioni colonizzate si giustifichi l'imposizione della sovranità di un altro Stato. Questo principio era suo proprio e non limitato alla tesi come scrisse all'amico Volpini dopo essere stato nominato Viceré d'Etiopia, attualissimo e perenne monito ai governanti di ogni tempo: "Io dovrò governare, non regnare. Dovrò donare a quel popolo la sensazione che stanno entrando a far parte di una civiltà che non li vuole sfruttare, ma aiutare ad elevarsi, a migliorare in tutti i campi". Ascoltando queste parole decise e programmatiche, la memoria non può non ritornare a quel fulgido esempio di “amministratore fedele e saggio” (Lc 12, 42) che fu antenato e omonimo del Duca, il Beato Amedeo IX Terzo Duca di Savoia il quale, pur fiaccato dalla malattia, combatté per e con il suo popolo fino allo stremo, amando e beneficando sempre i poveri e gli emarginati.
Autore: Emanuele Borserini
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Dama: Marchesa di Masserano (Camilla di Bosio Sforza, Conte di Santafiora sp.a Besso Ferrero Fieschi M.se di Masserano )
(Damigella Raffaella degli Alberti) Dama: Margherita Provana (Damigella Giuseppina Provana di Collegno) Dama: Margherita de Viry (Damigella Vittoria de Viry) Dama: Camilla Scarampi (Damigella Giuseppina Ferrari d’Orsara) Dama al seguito: Marta Tana di Santena, M.sa Gonzaga di Castiglione (S.A.S. la Principessa Angela Gonzaga Gran Cancelliere di Savoia : Conte Gian Tomaso Langosco di Stroppiana Cav. Federico Langosco dei C.ti di Langosco Maresciallo di Savoia, Cav. SS. Annunziata: Renato Conte di Challant Lodovico dei Marchesi Compans di Brichanteau Challant Cav. della SS. Annunziata: Filippo d’ Este, Marchese di San Martino Conte Scipione Barbiano di Belgioioso
Ammiraglio di Savoia, Cav. SS.Annunziata: Conte Andrea Provana di Leini Conte Andrea Provana del Sabbione Governatore d’ Ivrea e del Ducato d’ Aosta, Cav. SS. Annunziata Gian Francesco Costa, Conte di Polonghera Cav. Casimiro Costa dei Conti di Polonghera, Capitano di Cavalleria Luogotenente Generale, Governatore della Contea d’ Asti, Cav. della SS.Annunziata: Giovanni Tomaso Valperga, Conte di Masino Cav. Arduino Valperga dei Conti di Masino, Capitano di Artiglieria Cavaliere della SS. Annunziata: Pietro Maillard, Conte di Tournon Cav. Carlo Alberto Pensa di San Damiano e di Tournon Grande Scudiere Roberto Roero San Severino,Conte di Revigliasco Leopoldo Roero dei Conti di Monticello Ambasciatore di S.A. il Duca di Savoia all’ Imperatore,Cav. SS. Annunziata: Tommaso Isnardi di Castello, Conte di Sanfrè, Marchese di Caraglio Roberto Asinari, dei Marchesi di San Marzano Consigliere di Stato, Ciambellano del Duca di Savoia,Cav. della SS.Annunziata.: Besso Ferrero Fieschi, Marchese di Masserano Conte G. Mori Ubaldini degli Alberti, Marchese della Marmora Governatore di Nizza, Cav. SS. Annunziata : Onorato II Grimaldi, Barone di Boglio Luigi Beccaria Incisa dei Conti di Santo Stefano, Tenente Aviatore Grande Scudiero di Savoia, Cav. della SS.Annunziata : Francesco Mantinengo Conte di Malpaga Conte Alessandro Colleoni Enea Pio di Savoia, Sire di Sassuolo Don Alberto Pio di Savoia, Tenente reali carabinieri primo Maggiordomo, Gen. d’ Armata ed Ambasciatore Cristoforo Duc, Signore di Celle Conte del S.R.I. Luigi Giriodi Panissera dei Conti di Monastero, Capit. Savoia Cavalleria Ciambellano di Carlo V.:Mercurino Giov. Giorgio Conte di Gattinara Marchese Franco Arborio di Gattinara Ducato di Aosta,Ivrea e Canavese : Claudio di Challant Barone di Fenis Bosone Mattone dei Conti di Benevello Challant Commissario Generale Cesareo e Ducale per il Piemonte: Antonio di Rovasenda Carlo Iberto dei Conti di Rovasenda Ammiraglio del Mare: Marcantonio Carretto Marchese Carlo del Carretto di Torre Bormida Presidente del Senato: Conte Ottavio Cacherano d’Osasco Carlo Cacherano d’Osasco Vice Presidente del Senato: Cassiano del Pozzo Francesco dal Pozzo dei Marchesi d’ Annone Maestro della Camera dei Conti : Giovanni Matteo di Cocconato Conte Cesare Radicati di Brozolo Vice Ammiraglio Comandante le due Galere Sabaude al Servizio della Santa Sede Don Marco Antonio Galleani Renato Galleani d’Agliano Conte di Caravonica Gentiluomo di Camera,Generale di Fanteria: Federico Asinari, Conte di Camerano Eugenio Asinari dei Marchesi di Bernezzo Governatore della Cittadella di Torino: Giuseppe di Caresana Conte Augusto Avogadro di Collobiano Vercelli: Paolo Vagnone Conte Vagnone di Trofarello Governatore di Ceva: Marchese Giulio Cesare Pallavicino di Ceva e Priola Marchese Ottavio Pallavicino di Ceva e Priola Ambasciatore alla Corte di Roma: Simone Cordero Alberto Cordero dei Marchesi di Montezemolo, Ten. Colonnello.d’ Artiglieria Marchese del Finale: Alfonso del Carretto Marchese Scarampi del Cairo e di Pruney,Colonnello di Artiglieria Scudiere e Maggiordomo Cristoforo Malingri di Bagnolo Vittorio Malingri dei Conti di Bagnolo cavaliere commendatore Giorgio Gromo Signore di Ternengo Conte Ottavio Gromo di Ternengo Capitano d’ Ordinanza: Giovanni Battista della Chiesa di Torre d’ Utelle Cav. Max dei Conti Custoza. Guardie del Re Ufficiale d’ Ordinanza e Gentiluomo del Duca: Pietro Paolo Lovera Marchese Pompeo Lovera di Maria Capitano del Corpo Scelto Valdostano al seguito del Duca alla Battaglia di San Quintino;Tesoriere Vice Bailivodel Ducato d’ Aosta, Siniscalco di Savoia :Giovanni Pietro Passerin Carlo Passerin dei Conti d’ Entrèves e di Courmayeur Ufficiale della Casa del Duca: Capitano Maletti Cav. Luigi Nicolis dei Conti di Robilant Cavaliere di Giustizia dei SS. Maurizio e Lazzaro: Don Giovanni Amat Cav. Don Enrico Amat dei Marchesi di San Filippo).
Il Sergente Maggiore di Savigliano: Biagio Mentone Maurizio Frascati Ratti Mentone dei Marchesi di Torre Rossano Capitano di Corazze: Sinibaldo Ferretti Conte Franco Ferretti di Castelferretto Re Vittorio Amedeo II con l’ Augusta Consorte, Regina Anna di Francia S.M. il Re Vittorio Amedeo II Da S.A.R. Amedeo di Savoia-Aosta, Duca delle Puglie S. M. la Regina Anna di Francia S.A.R. Anna di Francia, Duchessa delle Puglie Principe Eugenio di Savoia S.A.R. il Principe Adalberto di Savoia Genova, Duca di Bergamo Jack Bosio Marchese Gian Francesco Cornaggia Stendardi Conte Federico Medolago-Albani Marchesa di San Giorgio Biandrate Aldobrandino Cristina Villcardel de Fleury Damigella Lydia di Rovasenda San Germano Camilla di Francesco Provana di Leyni Frossasco Carlo Lodovico San Martino di Agliè, Marchese di San Germano Contessa di Chiusano (Teresa Gerolama Orsini di Rivalta,sp. a Francesco Antonio Giacinto Caissotti, Conte di Chiusano Damigella Nina di Chiusano Bernezzo Francesca Caterina Balbis di Ceva, sp. Giuseppe Eman. Vittorio Asinari March. di Bernezzo
Grande Scudiere Pallavicini, Marchese delle Frabose Capitano dei Gentiluomini Arcieri Guardie del Corpo, Cav. della SS. Annunziata: Prospero Antonio Di Lucinge, Barone d’Arenthon Ippolito di Sant’ Albano Generale delle Galere, Gran Falconiere e Gran Capo Caccia in 2: Carlo Amedeo San Martino d’ Agliè, Marchese di Rivarolo, poi Vicerè e Capitano Generale in Sardegna, Cav. SS. Annunziata Vicerè di Sardegna, Vicegovernatore dei Reali Principi e Gen. di Battaglia Annunziata : Ercole Tomm. Roero March. di Cortanze Conte di Calosso (Marchese Giuseppe Roero di Cortanze, Cap. Nizza Cavalleria Cavaliere della SS. Annunziata: Nicolò Placido Branciforte, Principe di Butera Principe Franz Lanza di Scalea Cavaliere della SS. Annunziata: Francesco Saverio Valguarnera, Principe di Valguarnera di Gangi e Gravina Principe di Niscemi Cavaliere della Santissima Annunziata: Giovanni Battista di Ventimiglia Marchese di Gerace ( Conte Giovanni del Priolo dei Duchi di Villarosa Ambasciatore presso l’ Imperatore, Cav. della SS. Annunziata:Ercole Turinetti Marchese di Priero e di Pancalieri Demetrio Turinetti, dei Marchesi di Priero, Tenente Aviatore Ambasciatore a Madrid: Luigi Gaspare Marozzo, March. di Rocca de Baldi, Conte di Morozzo Marchese Morozzo di Bianzè Ambasciatore in Olanda: Francesco Antonio Giacinto Caissotti di Chiusano Franco di Chiusano Gover. Della Città di Torino, Cav della SS.Annunziata: Angelo Carlo Isnardi, Conte di S. Frè Marchese di Caraglio Giacinto Asinari dei Marchesi di San Marzano, Capitano Savoia Cavalleria Monferrato e Luogotenente di Maresciallo Comandante in seconda la Cittadella Conte Carlo Emanuele Cacherano d’Osasco 1Barone Marcello Corporandi d’Auvare Maresciallo: Francesco Maria Solaro, Conte di Monasterolo Emanuele Solaro dei Conti di Monasterolo omandante l’ Artiglieria all’ assedio di Torino: Giuseppe Maria Solaro, Conte della Margarita Clemente Lovera dei Marchesi di Maria Colonnello del Reggimento di Fanteria di Savoia: Vittorio Amedeo di Seyssel, Marchese d’Aix Gran Maestro d’ Artiglieria Marchese d’Aix, Colonnello di Fanteria Giulio Cesare Bertone Balbis, Conte di Sambuy di Fanteria, Govern.del Monferrato e Cav. della SS. Annunziata Conte Emanuele Balbo Bertone, March. di Breme Scudiere: Conte Tommaso Emanuele Solaro della Chiusa Vittorio Solaro dei March. Del Borgo,Grande Scudiere di Sua Maestà il Re Colonnello: Giuseppe Cavallerone di Caravana Teofilo Cavallerone di Caravana Barone di Piverone Dragoni Rossi (di sua Alt.): Francesco Giuseppe Piccono Conte di Val di Mosso Marchese Luigi Scozia di Calliano Colonnello Ispettore della Milizia Urbana: Conte Giuseppe Provana di Pralungo Umberto Provana dei Conti di Collegno Colonnello del Regg. Prov. di Torino: Roberto Biscaretti, Signore di Ruffia, Primo Scudiere Roberto Biscaretti dei Conti di Ruffia Gentiluomo di Corte: Carlo Maria Federico Perrone, Barone di S. Martino Paolo Perrone dei Conti di San Martino Govern. Di Biella : Maurizio Ricardi, Signore di Cerrione Conte Tomaso Ricardi di Netro Intendente Generale a Chambery: Don Antonio Petitti Cav. Giuseppe Petitti dei Conti di Roreto Referendario e Consigliere di Sua Alt.:Giambattista Riccardi,Conte,Cav. Mauriziano Franco dei Conti Riccardi Membro dello Stabilimento Militare Sardo: Cav. Don Salvatore Aymerich Conte di Villamar Don Carlo Aymerich, Marchese di Laconi, Conte di Villamar Don Francesco Pes, Marchese di Villamarina Conte Alfredo Pes di Villamarina del Campo Porta Stendardo: Don Francesco Pilo Boyl Barone di Putifigari Carlo Boyl dei Marchesi di Putifigari Carlo Quesada di S. Pietro Orazio Gavino Pagliacho di Suni, Conte della Planaria Marchese Gerolamo della Planargia Ignazio Prunas Vittorio Prunas Tola Carlo Alberto e la Regina Maria Teresa Principe Filiberto di Savoia Genova, Duca di Pistoia Principessa Bona di Baviera Savoia Genova Maggiore Conte Pio Teodorani Fabbri Capitano degli Stendardi: Sig. Avv. Felice Barotti Dama: Contessa Gabriella Garetti di Ferrere (Piossasco d’Airasca Damigella Teresina Gromis di Trana Carolina Pes di Villamarina del Campo (Castelnuovo delle Torrazze Bernardetta di Villamarina del Campo Pensa di Marmaglia (di Villahermosa Peppinedda Manca di Villahermosa Carolina di San Marzano (di Bernezzo Damigella Cristina di San Marzano Maresciallo di Savoia, Governatore di Torino, Cav. della SS. Annunziata: Conte Vittorio Sallier de la Tour Marchese di Cordon Conte Carlo Sallier de la Tour Marchese di Cordon Gran Maestro della Casa di Sua Maestà, Cav. della SS.Annunziata: conte Giuseppe Maria de Gerbaix de Sonnaz Grande Ospedaliere della S. Religione dei SS. Maurizio e Lazzaro, Viceré di Sardegna, Cav. della SS. Annunziata: Conte Giuseppe Maria Galleani d’Agliano Gran Maestro d’ Artiglieria Stefano Manca di Tiesi, Marchese di Villahermosa e Santa Croce March. Don Enrico Gran Cacciatore e Gran Falconiere : March. Carlo Aleramo del Carretto di Moncrivello Cesare del Carretto Cavaliere d’ Onore in 2 di S. M. la Regina e Cav. della SS. Annunziata: Cavaliere Giuseppe Sanjust di San Lorenzo Barone Luigi Sanjust di Teulada Luogotenente Generale,Primo Aiutante di Campo di S.M. il Re : Marchese della Marmora Principe di Masserano e Cavaliere della SS. Annunziata Conte Alberto Balbis Presidente del Consiglio dei Ministri, Maggior Generale: Conte Cesare Balbo Cesare Balbo dei Conti di Vinadio Gran Cancelliere Onorario, Primo Presidente, Gran Cordone dei SS. Maurizio e Lazzaro Conte Lazzaro Calvi Gregorio Calvi dei Conti di Bergolo Grande di Corte: Marchese Carlo Thaon di S. Andrea Carlo Francesco dei Marchesi di Revel e S. Andrea Primo Gentiluomo di Camera: Conte Alessandro Gianazzo di Pamparato Augusto dei Baroni MoroPrimo Gentiluomo di Camera: March. Don Giovanni Battista Pagliacho della Planargia Conte Ferdinando di Suni Gentiluomo di Camera, rappresentante gli Stamenti Militari Sardi: Don Carlo Sanjust Barone di Teulada Gian Carlo Sanjust dei Baroni di Teulada Gentiluomo di Camera: Conte Giulio Cesare Balbiano d’Aramengo Conte Luigi Balbiano d’Aramengo entiluomo di Camera: Marchese Vespasiano Ripa Buschetti di Meana Rodrigo Ripa dei Marchesi di Meana Gentiluomo: Conte Luigi Mella Arborio di S. Elia
(Barone Gaspare Mella Arborio di S. Elia Ministro di Stato, Inviato Straordinario: Conte Carlo Beraudo di Pralormo Cav. Emanuele Beraudo dei Conti di Pralormo Ministro Plenipotenziario di S. M. a Vienna: Conte Vittorio Amedeo Balbo Bertone di Sambuy Filippo Balbo Bertone dei Conti di Sambuy Luogotenente Generale: Conte Carlo Canera di Salasco Conte Canera di Salasco Mario Broglia di Casalborgone Conte Ferdinando Morozzo della Rocca, Conte di Casalborgone Luogotenente Generale: Cav. Vincenzo Morelli di Popolo Marchese Vincenzo Morelli di Popolo e Vicinato Carlo Alberto de la Forest de la Divonne Conte Gilberto de la Forest de la Divonne Generale Capo di Stato Maggiore dell’ Esercito,1849: Gener. Barone Agostino Chiodo Maggiore Giovanni dei Baroni Chiodo Commissario Straordinario di S.M.a Venezia, poi Collare della SS. Annunziata: Luigi Cibrario Livio dei Conti Cibrario Maggior Generale: Conte Ettore Perrone di S.Martino Fernando Perrone dei Conti di S. Martino Maggior Generale: Conte Carlo Biscaretti di Ruffia Rodolfo Biscaretti dei Conti di Ruffia Generale d’Artiglieria, Aiutante di Campo di S.M.:Marchese Emilio Balbo Bertone di Sambuy Barone Emilio Guidobono Cavalchini Colonnello Comandante “Piemonte Reale Cavalleria”: Conte Carlo della Chiesa di Cervignasco Cav. Paolo della Chiesa dei Conti di Cervignasco Genova Cavalleria Conte Flaminio Avogrado di Vigliano Conte Gastone Avogrado di Vigliano 1 Brigata di Fanteria Colonnello Comandante la “Scuola di Cavalleria”: Cav. Alessandro Canera di Salasco Dionigi Grisi Rodoli dei Conti della Piè Scudiere di Sua Maestà Federico della Rovere Barone Carlo Ricci des Ferres Gli Augusti Principi, seguiti dai proprii Cortei, si schierano al centro dell’Arena di fronte a S.M. il Re Entra al galoppo in colonna per quattro la quadriglia “S.Maurice”, composta di sessantacinque Ufficiali della R. Accademia Militare,passa sotto il palco reale, lancia a S.M. il grido di guerra “S. Maurice” e si schiera dietro il suo Principe, Duca Emanuele Filiberto Entra al galoppo, in colonna per quattro,la quadriglia “ Bonne Nouvelle”, pure composta da sessantacinque ufficiali della R. Accademia Militare, passa sotto il palco reale, lancia a S.M. il grido di guerra “Bonne Nouvelle” e si schiera dietro a S.M. il Re Vittorio Amedeo 2 Entra al galoppo, in colonna per quattro, la quadriglia “Savoie “,composta da sessantacinque cavalieri su quattro sezioni: Nizza Cavalleria, Genova Cavalleria, Batterie a CAVALLO E Cavalleggeri di Sardegna, passa sotto il palco reale, lancia a S.M. il grido di guerra “ Savoie” e si schiera dietro a S.M.il Re Carlo Alberto Al suono della Marcia delle Nazioni entra la Quadriglia delle cinquantadue Dame, divise in tre gruppi,ognuno dei quali comprende le Città che costituivano il ducato di Emanuele Filiberto ed i regni di Vittorio Amedeo 2 e di Carlo Alberto: portano in mano lo stendardo della rispettiva Città, e, sulla spalla sinistra lo scudo della medesima, passano al galoppo in colonna per quattro sotto il palco reale,salutano cogli stendardi S.M. il Re, compiono un secondo giro all’ intorno, si portano quindi per gruppi dinanzi ai rispettivi Sovrani e, compiuto il saluto di devozione, si portano Formando la bandiera tricolore sulla fronte dello schieramento all’ altezza dei Cortei Sollecitamente Trombettieri e Trabanti si schierano dietro le quadriglie Il Duca Emanuele Filiberto avanza, leva il braccio, e tutti salutano S.M. il Re al grido di Savoia campagna di guerra III armata V VI II etipia eritrea somalia colonie isonzo vittorio veneto addis abeba tobuk el alamein d´annunzio dannunzio duce mussolini guf gennaro san ambrogio priorato sepolcro costantiniano corona di ferro gerosolimitano ordine al merito isis putin obama siria iraq zako ibis airone leonte afganistan f35 f-35 f104 f-104 f 104 tornado amx g222 c130 c27j vittorio veneto